È arrivato forse il momento della pace anche per la lunga guerra delle banane? Può darsi. La lotta tra gli esportatori di banane di Africa e Caraibi con quelli dell'America Latina per aggiudicarsi il mercato europeo è un affare tutt'altro che secondario. L'Unione europea è infatti il maggiore importatore al mondo di banane visto che riesce a produrre soltanto un decimo di quanto consumato dai cittadini.
Di recente il Parlamento ha dato il suo via libera alla domanda proveniente dell'America Latina, che chiedeva un accesso più favorevole al mercato europeo. Le banane americane sono in gran parte controllate dalle grandi multinazionali statunitensi. I deputati hanno lanciato però un avvertimento: si rischia così di mettere a rischio la sopravvivenza delle piccole aziende dei paesi ACP, vale a dire di Africa, Caraibi e Pacifico, precedentemente privilegiati.
Tariffe uguali per tutti
Lo scorso 17 gennaio la commissione per il commercio internazionale, dopo l'esame del rapporto della parlamentare del PD Francesca Balzani, ha dato il suo appoggio all'accordo sul commercio di banane siglato nel 2009 tra Unione europea da un lato e Stati Uniti, Brasile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Perù e Venezuela dall'altro.
Secondo quanto deciso, l'Europa ridurrà gradualmente le proprie tariffe sulle importazioni di banane dall'America Latina. Il processo sarà diviso in otto fasi per passare dagli iniziali 176 euro a tonnellata a 114 euro nel 2017.
In cambio i paesi interessati lasceranno cadere le azioni intraprese contro l'Unione europea davanti all'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) per il mancato rispetto delle regole sul commercio internazionale.
Se il Parlamento approvasse l'accordo finirebbe la lunga guerra delle banane che da 15 anni oppone Europa e America Latina.
Perché le banane?
- Sono importanti per la sicurezza alimentare. Sono uno degli alimenti di base insieme a riso, frumento e granoturco Contengono vitamina A, B6 e C; sono ricche di fibre e senza grassi
- India e Brasile sono i maggiori produttori nel mondo
- Soltanto il 20% della produzione mondiale finisce sul mercato internazionale
- L'Unione europea ne è il maggiore importatore, l'America Latina il più grande esportatore
- Soltanto nel 2008 l'UE ha comprato 5,4 milioni di tonnellate di banane. Il 72,5% arrivava dall'America Latina, il 17% dai paesi ACP
La lunga guerra delle banane
La lunga guerra è iniziata nel 1993 quando l'Europa decise di permettere alle banane dei paesi ACP di essere vendute sul mercato UE senza pagare alcuna tassa di importazione. "Dobbiamo aiutare lo sviluppo di questi paesi", sostenevano i deputati. E facilitare le importazioni era un modo per sostenere le piccole aziende ACP.
Dall'altro lato l'UE aveva aumentato le tariffe sulle banane provenienti dall'America Latina e prodotte prevalentemente da poche e ricche multinazionali americane, come Dole e Chiquita.
Una preferenza, quella per le banane dei paesi ACP, che è stata accusata di essere ingiusta visto che permetteva a produttori meno efficienti di competere con le multinazionali Usa. La stessa Organizzazione mondiale del commercio è intervenuta più volte per contestare la violazione delle regole sul commercio internazionale, autorizzando anche gli Stati Uniti a vendicarsi, aumentando le tariffe su alcuni prodotti europei, come il cashmere scozzese o il formaggio francese.
Le conseguenze dell'accordo
Con l'ingresso nel mercato europeo dei grandi produttori di banane americani diminuiranno i prezzi, certo. Tuttavia mano a mano che le multinazionali aumenteranno i propri profitti, le aziende di banane europee e dei paesi ACP vedranno un forte declino delle loro entrate.
Ora il problema passa quindi sui paesi ACP e sui loro obiettivi di sviluppo. Per evitare che il nuovo accordo li danneggi troppo, l'Europa ha predisposto un aiuto di circa 200 milioni di euro. Anche i produttori europei potrebbero ricevere un aumento del sostegno economico e proprio per questo i deputati chiedono un aumento dei fondi da stanziare.
I deputati chiedono anche il rispetto degli standard sul lavoro, visto che molte multinazionali americane sono state da tempo accusate di trarre profitto dalle politiche di sfruttamento del lavoro delle cosiddette "repubbliche delle banane". La Colombia ne è un buon esempio, vista l'ondata di omicidi di sindacalisti che ha sconvolto il paese.
Una decisione travagliata
Non c'è stato un consenso unanime tra i deputati. La sinistra unita e i verdi hanno votato contro l'accordo. "Verranno messi a repentaglio i diritti dei piccoli produttori e si rafforzerà il monopolio delle grandi multinazionali americane che controllano il mercato delle banane in America Latina", hanno affermato.
L'accordo è stato approvato con 18 voti a favore e 5 contrari.